CD Review


Tango Toujours
Lydie Auvray
Scala.Weissenberger@t-online.de
03 September 2004
1. Le Conte De Jean Et Jeannette 3:30
2. Tango Des Amants 4:29
3. Tango Taquin 3:34
4. Parchis 2:27
5. Choco Flanl 3:18
6. Tango Terrible 4:03
7. Tango Normand 3:32
8. Das Bisschen Alleine Sein 2:28
9. Von Winde Verdreht 2:51
10. Indiscretion 2:48
11. Tango A Cordes 2:52
12. Paradiso 2:26
13. Schlomo 3:04
14. Choco Flanel [Version] 3:15

La fase di popolarità del tango, ad oggi, non mostra alcun cenno di decadenza. Il fascino di questo ritmo è oggi più che mai enorme per il pubblico europeo. Il panorama discografico in uscita ne è una lampante dimostrazione, così come dimostra che questa musica, che ha la sua culla in Argentina, non è indenne dal più importante fenomeno musicale odierno: quello della contaminazione.
Questa situazione rende attualissimo questo nuovo disco di Lydie Auvray tutto dedicato al tango e che porta un titolo molto emblematico: “Tango toujours”. Fare un disco sul tango comporta, per una musicista affermata e conosciuta come Lydie, delle scelte, scelte a volte non scontate. Innanzitutto c’è il problema di come rapportarsi con il tango tradizionale argentino e poi, soprattutto, con il “Nuevo Tango” del grande Astor Piazzolla.
Poi c’è anche l’esperienza del tango-canzone (pensiamo a Milva o ad Horacio Ferrer o altri ancora). La scelta compiuta da Lydie Auvray è stata, a mio parere, la più corretta: guardare al suo passato e non abbandonare il suo stile e la sua personalità. Credo che sia per questi motivi che nessuna delle 14 tracks di questo album sia cantata e credo, sempre per gli stessi motivi, che questo sia un disco di tango europeo (come correttamente riportano le note del booklet). In questo emerge la personalità di Lydie ed anche il perché, in fondo a tutto questo ragionamento, si può tranquillamente dire che, a suo modo, anche questo disco è una “contaminazione”.

I quattordici tanghi di questo CD sono tutti molto gradevoli, appetibili, anche se non cantati, sono molto “song” nel loro essere ritmati ma comunque anche melodici. Sono tutti scritti dalla fisarmonicista leader (che avrebbe potuto intitolare il CD anche “My tangos”) che anche in questo caso è sempre e comunque leader – con il suo timbro inconfondibile – in tutti i brani.

In un’altra recensione ho già parlato del “suono” di Lydie come vera e propria identità sonora. Ad arricchire il suono della sua band (“Die Auvrettes”) vi è la presenza del quartetto d’archi “Indigo” tutto al femminile, in questo caso nel ruolo di special guest. La scelta del quartetto d’archi è molto funzionale alla sonorità dei “tangos” e gli arrangiamenti degli archi (del pianista Wolf Mayer) risultano essere sempre molto “contenuti” puntando molto ad un buon colore di suono anziché al ritmo, che rimane affidato comunque al gruppo base con pianoforte, chitarra, basso e batteria.

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