Questo scritto intende ricordare un importante musicista, scomparso
alcuni mesi orsono, che ho avuto il piacere di conoscere e con il quale
ho avuto l'onore di collaborare negli ultimi anni della sua lunga parabola
esistenziale. GianFelice Fugazza rappresenta sicuramente una figura poliedrica, avendo lavorato su varie attività legate alla musica; e sempre, grazie all'intelligente energia che vi fu profusa, avendovi lasciato un segno! In effetti egli fu: esecutore polistrumentista (pianoforte, organo, fisarmonica, vibrafono, strumenti elettronici); didatta e docente presso varie tipologie di scuole, nonché in diversi corsi e seminari di aggiornamento; autore, o curatore, di numerose opere didattiche e trattati per diversi strumenti e materie musicali [1] (ma soprattutto per fisarmonica); trascrittore e arrangiatore; pubblicista, con un numero considerevole di articoli e saggi su vari argomenti musicali; fu tra l'altro fondatore e direttore editoriale della rivista "Strumenti musicali" (dal 1979 al 1995); consulente-tecnico presso alcune aziende produttrici di strumenti musicali, avendo progettato e fatto realizzare diversi e innovativi strumenti (dagli "organi ad ancia" agli organi e tastiere elettroniche). Senza dimenticare l'attività di compositore - dagli orientamenti stilistici piuttosto "eterogenei" - soprattutto per la fisarmonica e per gli strumenti ed apparecchiature elettroniche. Insomma, si tratta veramente di una figura poliedrica, "a tutto tondo", paragonabile forse - con le debite differenziazioni - a quella di Muzio Clementi (pensando a 170 anni prima e quindi agli albori del pianoforte). Noi ci occuperemo qui soprattutto dell'attività di Fugazza legata alla fisarmonica, strumento che lo intrigò e quindi lo impegnò fin dai primi anni '40. Per dare un certo ordine sistematico al vasto materiale riguardante l'argomento, suddivido cronologicamente l'attività e la produzione musicale in decenni. |
- Gli anni '40 |
All'inizio del decennio - quando era vicino ai diplomi (pianoforte,
organo a canne, polifonia vocale) - Fugazza si avvicina alla fisarmonica
come "autodidatta". All'epoca, in pieno conflitto mondiale,
occorreva "un mezzo portatile per tenersi un poco allegri, con gli
amici, nelle gite in campagna
" (parole dello stesso musicista).
In quegli anni la ditta Dallapè, di Stradella, gli chiede
di collaborare alla ideazione e realizzazione di una fisarmonica speciale
- un modello "liturgico" - destinato a sostituire i piccoli
organi, nelle chiese danneggiate dagli eventi bellici e ad accompagnare
le cerimonie religiose al campo
Lo strumento [2]
(con 43 tasti a destra e 140 bassi) nel 1943 fu presentato e donato al
Pontefice Pio XII, in presenza del quale Fugazza eseguì un breve
concerto, costituito da sue trascrizioni; tra gli autori: Frescobaldi
e Bach [3]. Negli anni del dopoguerra la gente voleva dimenticare il terribile recente passato e divertirsi, conseguentemente vi fu una grande richiesta di "musica leggera"; il giovane Fugazza, sempre aperto ai vari generi e stili musicali, formò allora un complessino di quattro strumenti, nel quale operò come arrangiatore, pianista e strumentista degli strumenti all'epoca più in voga, o comunque emergenti: organo Hammond, vibrafono e, naturalmente, fisarmonica. In quel periodo lo strumento fisarmonica era praticamente in tutte le case, ma il relativo repertorio era piuttosto limitato: ballabili, canzoni e trascrizioni di brani "classico-leggeri" oppure operistici. Fu allora che il musicista - dopo l'esperienza con la "fisarmonica liturgica" - pensò di predisporre qualche brano utile a stimolare l'interesse dei fisarmonicisti per una musica "originale", un po' più impegnata. Dobbiamo aggiungere che, in questo proposito, egli fu a sua volta incentivato (e poi coadiuvato) da un'altra importante azienda produttrice: la Farfisa di Ancona, la quale proprio in quegli anni stava attuando una politica volta sia al perfezionamento tecnico, sia al "miglioramento" artistico e d'immagine dello strumento.[4] Così nel 1948 proprio la neonata casa editrice Farfisa pubblicò il primo brano (ufficiale) per fisarmonica di Fugazza: Preludio e fuga, una composizione di stampo accademico, ispirata alla scrittura in stile organistico (ricordiamo che l'autore era essenzialmente un organista). |
- Gli anni '50 |
Il decennio successivo rappresenta il periodo di massimo impegno e coinvolgimento
di Fugazza verso la fisarmonica. In effetti gli anni '50 sono molto positivi
per il mondo fisarmonicistico italiano (e non solo): lo strumento gode
ovunque di grande popolarità, le vendite, in particolare le esportazioni,
raggiungono picchi notevoli; [5]
nascono, o si potenziano, scuole ed organizzazioni didattiche legate allo
strumento, si sviluppa la prima "letteratura originale" italiana
dedicata, si producono i primi dischi
In questo contesto generale Fugazza sarà in prima linea, su più fronti. Nel settore editoriale realizza una serie di opere considerevoli, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; opere pubblicate da varie case editrici: Ricordi, Carisch, Sonzogno, Accordo, R.R.R. (Radio Record Ricordi) e principalmente la già citata Farfisa (che poi diverrà Bèrben). Nella letteratura didattica, importante la sua collaborazione con altri due notevoli musicisti (operanti nell'area milanese): Cambieri e Melocchi. Il "trio" - di cui Fugazza sarà un po' il coordinatore ed "ispiratore" - in pochi anni produce opere ancora oggi largamente usate da molte scuole, italiane ed estere. Ricordiamo il noto Metodo per fisarmonica in due voll. e la Tecnica moderna del fisarmonicista, nonché le raccolte di trascrizioni: Composizioni scelte di J.S. Bach e 35 studi di C. Czerny (dalle op. 599, 636, e 849). Fugazza dedicò un'attenzione particolare anche all'infanzia - ben consapevole che una vera pedagogia musicale deve iniziare proprio in tenera età - pubblicando significativi lavori: Il piccolo fisarmonicista, forse il primo metodo per bambini pubblicato in Europa; ed alcune fortunate raccolte di brani per i primi corsi - Farfisino si diverte, I successi di Farfisino, Sette note al vento -, veri gioielli, in genere di "musica descrittiva", ispirati a questa specifica "utenza". Come compositore, al di fuori della didattica, le opere di Fugazza rivelano l'ecletticità di fondo dell'autore (dovuta anche ai vari interessi e alle molteplici esperienze già effettuate); ecletticità che ben si legò alla versatilità propria di uno strumento che, proprio in quel periodo, stava maturando lentamente, alla ricerca di proprie "identità" Sinteticamente le sue composizioni si potrebbero dividere in due filoni principali: da un lato le forme "classiche" e/o "libere", dall'altro le forme di danza o di musica ritmica. Ad ogni modo si tratta sempre di brani caratterizzati da un sorvegliato equilibrio formale, da interessanti condotte melodiche mai banali, oltre che da procedimenti armonici, spesso di gusto moderno, a tratti anche raffinato. Le opere più significative pubblicate in questo periodo (in ordine cronologico) sono: Danza di fantasmi (pezzo descrittivo), con una scrittura fisarmonicistica piuttosto "innovativa" per l'epoca; Mosaico espanol, noto brano caratteristico; Sonatina, in tre tempi, forse la composizione più rappresentativa di Fugazza, inserita nei programmi ministeriali dei Conservatori, italiani (e di vari altri Paesi); Cartoni animati e Danza di gnomi, altri due brani caratteristici e umoristici, (con un linguaggio già un po' più "evoluto", rispetto ad altri pezzi consimili); Atlante musicale, raccolta di "sei tempi di danza", di diversa estrazione etnica, che costituisce un esempio di raffinata e stilizzata scrittura fisarmonicistica anche nel settore tradizionale della musica ballabile (o della cosiddetta "musica d'uso"); Introduzione e fuga (1959), che può essere considerato il primo brano per fisarmonica scritto (in Italia) nel linguaggio "dodecafonico", o comunque seriale, con inoltre l'innovativo impiego dei "bassi sciolti" al manuale sinistro. Un altro ambito nel quale Fugazza si impegnò attivamente, con maestria, fu quello delle trascrizioni e adattamenti da altri strumenti (e organici); oltre a "riduzioni facilitate", a scopo didattico, lavorò anche su brani piuttosto impegnativi, che potessero valorizzare le caratteristiche dello strumento; tra i titoli più rappresentativi ricordiamo brevemente: Corale in strofe variate di G. Farina, Rapsodia in blu di G. Gershwin, Danza esotica e Le maschere di P. Mascagni, Danza delle sciabole di A. Kaciaturian. Fin qui abbiamo trattato di "fisarmonica sola", ma Fugazza - conscio dell'importanza della "musica d'insieme" - si impegnò anche in questo campo, pubblicando numerose trascrizioni e adattamenti per complessi di fisarmoniche (in genere partiture a quattro parti) e componendo due brani: Aurora, una marcia per tre fisarmoniche e l'efficace Scherzo per quattro fisarmoniche. Negli anni '50 il musicista fu molto attivo anche come insegnante: egli fu il primo docente di fisarmonica al "Civico Istituto Musicale" di Pavia, dove nel 1954 stilò quello che può essere considerato il primo vero programma didattico italiano per fisarmonica "classica" (in 5 anni), il quale - riletto oggi, con attenzione - dimostra vari "punti" interessanti, rivelando oltre che la competenza tecnica, anche l'intuizione e la "lungimiranza" didattica di Fugazza. Nel 1956 inizia ufficialmente la collaborazione - come consulente-tecnico - con la casa produttrice Farfisa e proprio in seno a quella che allora era una delle aziende leader, a livello internazionale, si sviluppa in quel periodo il C.D.F. (Centro Didattico Farfisa) - nel quale Fugazza sarà un autorevole componente del primo Consiglio Direttivo. [6] Intanto la fama e la considerazione di Fugazza, specialmente nel mondo fisarmonicistico (internazionale) crescevano di anno in anno. Nel 1958 viene nominato "Professore onorario" al Conservatorio di Musica di San Paolo, in Brasile. Successivamente, nel 1959, arriva la grande occasione (che poi purtroppo si rivelerà sprecata): il Conservatorio di Roma, dopo varie "pressioni" del movimento fisarmonicistico, indice un concorso per la nomina del docente incaricato dell'istituendo "corso sperimentale di Fisarmonica"; Fugazza partecipò al concorso risultando primo in graduatoria ma il corso - per "intrallazzi burocratici", gelosie e litigi fra candidati, ed altri motivi mai ben palesati - non venne più istituito. Fu sicuramente un danno considerevole per l'intero "mondo fisarmonicistico" italiano, considerando che, all'epoca, diverse altre nazioni avevano già inserito lo strumento in Conservatori, College e Università; un fatto che, in qualche modo, rallentò lo sviluppo didattico-artistico dello strumento nel nostro Paese. Forse i tempi non erano maturi [7] Sempre nel 1959, a coronamento di una eccelsa attività svolta a favore della fisarmonica, gli viene consegnato (a Pavia) il prestigioso Oscar mondiale della fisarmonica, per i suoi cospicui meriti di didatta e compositore. |
- Gli anni '60 |
Nei primi anni del nuovo decennio Fugazza pubblica ancora qualche brano
per le edizioni inglesi M.A.P. (Modern Accordion Publications);
si tratta in generale di danze tradizionali o di pezzi brillanti, sempre
di ottima fattura - come Moine (Continental Waltz) o Mascherata,
nei quali si firma con lo pseudonimo Bontalenti (già utilizzato
in precedenza) - oppure di brani in stile moderno, con armonie influenzate
dal jazz, come lo scintillante e trascinante Tapestry (1961) o
il Notturno blu (dalle reminescenze "blues"). Proprio all'inizio degli anni '60, l'avvento sempre più influente dell'elettronica anche in campo musicale, induce la ditta Farfisa a progettare e sperimentare nuovi strumenti, con Fugazza in primo piano; vengono inseriti i primi transistors nelle fisarmoniche: nasce così la "fisarmonica elettronica" (con mitici modelli: dal Cordovox al notevole Syntaccordion). Poi la collaborazione tecnica, sempre più impegnativa e ad alti livelli con la Farfisa - dove divenne "responsabile del marketing" e successivamente anche "direttore generale" (fino al 1970) - costrinse Fugazza ad abbandonare, per un certo periodo, qualsiasi attività compositiva e creativa. |
Gli anni '70 e '80 |
Questi sono anni che Fugazza dedica soprattutto alla musica elettronica,
la quale aveva già precedentemente interessato il musicista (ricordiamo
che le materie scientifiche e l'acustica lo avevano da sempre affascinato),
tanto che aveva prodotto "musica elettronica" già dagli
anni '50, quando questo genere di musica stava muovendo i primi passi
in Italia. Nel 1970 egli aveva ormai conseguito esperienze tali, anche in questo settore, che gli consentono di accettare l'invito del Conservatorio di Bologna ad avviare il primo corso di "Musica elettronica". Oltre che attivo come progettista di nuovi strumenti elettronici, negli anni '70 e '80 crea molta musica con strumentazione elettronica: in genere commenti alle immagini (anche per la TV) e sonorizzazioni varie. Intanto, a dimostrazione del favore incontrato dalle precedenti opere didattiche, nel 1974 la didatta Eliana Zajec pubblica (per le ediz. Bèrben) una raccolta di Sei pezzi facili di Fugazza - elaborati per complessino di fisarmoniche. Nel 1986, dopo una parentesi di circa 25 anni, Fugazza torna a pubblicare personalmente per la fisarmonica; si tratta della Raccolta di studi, tratti dal Metodo Cambieri-Fugazza-Melocchi, per fisarmonica a bassi sciolti (ediz. Bèrben). Questa è l'epoca in cui lo strumento, ormai anche in Italia, si sta emancipando con l'adozione sistematica del manuale sinistro a "note singole" (o "bassi sciolti"); anche Fugazza quindi, probabilmente stimolato dall'editore oltre che da vari insegnanti, intese dare un suo contributo, utilizzando un materiale didattico tradizionalmente valido e già ampiamente utilizzato da molte scuole. In precedenza comunque aveva continuato a scrivere, di tanto in tanto, vari interessanti articoli - su problematiche legate allo strumento - apparsi su varie riviste specializzate. |
- Gli anni '90 |
L'ultimo decennio del secolo vede Fugazza ancora impegnato su più
fronti: musica elettronica, informatica musicale, attività pubblicistica,
consulenza didattica e corsi d'aggiornamento. Verso la fine del secolo - quando ormai la fisarmonica, anche in Italia, è entrata ufficialmente in Conservatorio - il musicista torna a pubblicare una serie di brani per fisarmonica (in parte rivedendo materiale risalente ai decenni scorsi), anche per soddisfare inviti e richieste di vari colleghi, ed in particolare del fisarmonicista Francesco Visentin, titolare delle edizioni Physa. Si tratta principalmente di pezzi facili o di media difficoltà, di natura didattica o "ricreativa" (come: Ondina, Ciuffetto, Svaghi, Divertimento in jazz; Slalom), sia per "bassi standard" e sia per "bassi sciolti". Inoltre, colmando in parte una "lacuna" nella sua produzione fisarmonicistica complessiva - ossia la musica da camera con altri strumenti - pubblica un interessante brano per fisarmonica e pianoforte: Dialoghi senza tempo (ediz. Physa, 1999), subito interpretato in concerto ed inciso su CD da vari fisarmonicisti; questa probabilmente è l'ultima composizione completata dal musicista. In seguito l'editore Visentin tenterà di commissionargli una nuova composizione: un Concerto per fisarmonica ed archi ma ormai il musicista è molto in là con gli anni, è stanco ed inizia ad avere sempre più acciacchi, per cui la proposta purtroppo non avrà seguito. Concludendo, il nostro autore è stato sempre considerato, a livello internazionale, uno dei più notevoli e versatili esponenti italiani nel settore della letteratura fisarmonicistica. Complessivamente, come compositore, si può affermare che fu aperto a vari linguaggi e stili musicali, sempre però restando fondamentalmente piuttosto legato alla tradizione; effettuando ricerche e sperimentazioni, più che sulle forme e le strutture musicali, sul suono e sul timbro, attraverso l'elettronica e i nuovi strumenti Al di là della sua versatilità, l'importante esempio che egli ci lascia è almeno duplice: come uomo, il sapersi sempre aggiornare con serietà, impegno ed umiltà, ma anche con intuizione, seguendo con naturalezza il mutare dei tempi; come musicista, la conseguente apertura mentale, unitamente alla precisione ed alla accuratezza artigianale nelle proprie attività. Se attualmente possiamo constatare, nella nostra società, un individualismo evidente ed una generale indifferenza e carenza di "memoria storica" a vari livelli, credo però che la figura di Gianfelice Fugazza non sarà (e non potrà essere) tanto facilmente dimenticata. |
Alessandro Mugnoz Loreto, 2nd February 2008 |
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