Accordions Worldwide Celebrity Interview, Renzo Ruggieri
Celebrity Interviews

Peppini Principe



di Renzo Ruggieri
Pineto, 16 marzo 2006

Q. Perché la fisarmonica?
A. Era nel mio destino in quanto io, su istruzione di mio padre Michele (eccellente musicista di provincia e grande padre), iniziai con la batteria a 6 anni, poi mi avvicinai agli strumenti a fiato clarinetto/sax e a 10 anni entrai nella banda del paese. In seguito mi è successo un fatto imprevedibile: sono caduto e mi sono rotto il labbro - fatto dannoso per gli strumenti a fiato -.

Guardando una grande fisarmonica bianca di mio padre ne fui suggestionato. Chiesi uno strumento più piccolo che mi fu procurato e iniziai a strimpellare fino a quando mio padre mi invitò a prendere seriamente lezioni di fisarmonica con la fisarmonica grande. A causa delle dimensioni suonai per oltre un anno soltanto i bassi; dopo essere cresciuto vedevo finalmente la tastiera e iniziò lo studio vero.

Q. Sappiamo che dopo le lezioni del papà ha proseguito la sua formazione da autodidatta. Come spiega il raggiungimento di così grandi traguardi?

A. Lascia Monte Sant'Angelo (paese natio) per Milano con mio fratello maggiore Leonardo (uno dei più importanti jazzisti del dopoguerra) con l'intenzione di frequentare il conservatorio per pianoforte (la fisarmonica non era ancora interna). Non andai però all'ammissione perché già lavoravo con una compagnia di varietà. Non riuscii però ad entrare nel giri importanti perché erano quelli gli anni di Gorni Kramer, Wolmer Beltrami e Michele Corino.

Personalmente ho soltanto la 5° elementare e tutto ciò che ho fatto è arrivato con naturalezza e assecondando il mio talento.
Q. Lei ha scritto praticamente musica per tutte le formazioni, dal solo, al duo, al combo, alle big bad e fino all'orchestra sinfonica. Tecnicamente come è riuscito a fare questo e da cosa trae l'ispirazione per comporre?
A. Tecnicamente ritengo importante l'applicazione: l'artista riceve dei messaggi, se poi li valuta e li studia realizza quel messaggio, altrimenti lo perde.

Il caso più eclatante l'ho avuto con il brano EL BANDIDO che nasce come colonna sonora. Vado al cinema per capire il meccanismo cinematografico e tornato a casa, mentre mio fratello prepara da mangiare, scrivo una melodia… ne sono stati venduti milioni di copie. Si pensi che la doppia caduta - elemento caratteristico del brano - è stata inserita per salvaguardarne la quadratura.

Lo scrivere per orchestra sinfonica invece è stato un sogno che ho cercato di realizzare con l'aiuto del M° Carlo Esposito che ha orchestrato la mia parte per pianoforte e fisa.
Q. Ha attraversato tanti generi musicali e sempre ad altissimo livello. Qual è quello dove si sente più a suo agio e perché?
A. Sicuramente il Jazz perché sono nato e vissuto in quell'epoca.
Sono nato nel 1927 e a 10 anni era il boom del jazz con Benny Goodman in America e Kramer in Italia. Ma la mia vera educazione musicale è nata nel 1943/45 quando residente a Bari e al servizio degli alleati ho avuto la possibilità di conoscere tutti i grandi jazzisti di allora (compreso Joe Mooney Quartet). In questo contesto formo un piccolo gruppo "Quintet Hot" che si evolve a Milano in "Quintetto Principe" con cui, nel 1946 realizziamo tutta una serie di registrazioni che fanno parte della storia del jazz italiano e che recentemente hanno avuto ottime recensioni come ristampe.

Q. Leggendo il recente libro autobiografico: "Il Principe della Fisarmonica"(*) lei svela un segreto sulla rivalità fra Peppino Principe e Tony Romano. Ci racconta qualcosa?
A. Tony Romano, per chi lo ricorda, negli anni '50 è il più popolare fisarmonicista, anche di Kramer. Nel libro rivelo che in realtà Tony R. ero io.

Kramer lasciava la Fonit-Cetra ed io ero già con la Vis-Napoli quando il titolare della Fonit mi convoca offrendomi il posto di Kramer. Rispondo che non potevo accettare in quanto impegnato, ma all'epoca era comune registrare con altri nomi e la cosa mi fu offerta. Decisi di chiamarmi Tony Romano e nel giro di pochi anni le vendite raggiunsero cifre impressionanti (anche all'estero).

Dopo quelle registrazioni praticamente dimenticai di averle fatte e di ritorno da un lungo periodo all'estero mi recai al cinema dove vidi uno spot pubblicitario che diceva: "Tony Romano il fisarmonicista del momento". Lo sentii suonare e pensai: "Ma questo lo conosco".
L'incaricato della Vis-Radio mi convocò indicandomi di imitarlo cosa che feci.

In seguito a cena con il responsabile della mia casa discografica mi presentai come il famoso Tony Romano… dopo la sorpresa mi abbracciò e commosso mi disse: "Batti il tuo rivale".
Q. Sempre dal suddetto testo ci hanno impressionato i mille tour effettuati nei migliori teatri del mondo. Ci racconta quello che maggiormente le è rimasto nel cuore?
A. Quello in Russia nel '57. Mentre i politici si arrabbiavano perché eseguivo musica americana e me lo proibirono, i due artisti Katchaturian e Shostakovic in privato mi chiedevano di suonare jazz.

Il popolo russo è il più grande pubblico di ascoltatori.


Q. Come definirebbe lo stile fisarmonicistico di Peppino Principe e come il suo approccio jazzistico?
A. Decisamente spontaneo; il mio stile l'ho creato direttamente con l'ambiente americano in Italia. Secondo la mia conoscenza lo trovo originale, né americano e né europeo. Quando ho lasciato gli americani ed ho iniziato a registrare, nel 1946, non conoscevo il bebop ma riascoltandomi mi accorgo che ero un bopper e involontariamente ho anticipato i tempi.

Riassumendo credo che lo stile rimandi a fatti istintivi.
Q. Come invece si colloca da compositore?
A. Anche qui mi sento un jazzista infatti la cosa più bella che ho scritto è il Jazz Accordion Concert per big band e fisarmonica. In questo ambito mi trovo a mio agio, il resto sono cose del momento per non fermare mai le idee.

Sarei stato il fisarmonicista più felice al mondo se avessi potuto suonare solo jazz.

Q. Principe ed il Jazz. L'incontro con Kramer. Il primo Principe avanguardista e quello di oggi?
A. L'elemento chiave è la passione per il jazz anche se non trovo riscontri fra il jazz di allora e oggi. Per quanto riguarda Kramer è stata una vetrina per me, un simbolo (mi diverte imitarlo) anche se non ho nulla - stilisticamente parlando - in comune con lui.

Tutto ciò che ho fatto sino ad oggi in ogni cosa è cercare di improvvisare; anche in posti dove ho suonato più volte ho cercato di cambiare le esecuzioni indipendentemente dal genere eseguito. A tal proposito rivelo un'altra curiosità sui fisarmonicisti di allora: Kramer scriveva quasi ogni assolo mentre Wolmer (notoriamente esecutore di suoi assoli preparati) a volte improvvisava.

Riassumendo la mia vita artistica non mi considero né un fisarmonicista e né un compositore, né direttore d'orchestra ma semplicemente un creativo.
Q. Cos'è l'arte?
A. E' un dono del Signore che porta l'essere umano al di sopra degli altri… e a fare cultura. Purtroppo nella società di oggi viene a mancare molto di questi significati e il consumismo conduce a non valutare ciò che facciamo.
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