La Tecnica Alexander e la Fisarmonica


Intervista a Claudio Jacomucci
fisarmonicista ed insegnante di Tecnica Alexander (STAT)
di Jakob Ter Leeuw
 
Publication:
General
 
Date written:
Amsterdam, Febbraio 2001
 
Ho sempre nutrito un interesse particolare per la Tecnica Alexander. Ne sentì parlare, per la prima volta alla Royal Academy of Music di Londra, dove la TA è una materia pienamente inserita fra le attività musicali. Ho incontrato Claudio Jacomucci, per porgli alcune domande su questa sempre più popolare tecnica rieducativa del movimento e sulla sua esperienza come fisarmonicista.
 
Q: Che cos'è la Tecnica Alexander?
 
A: La Tecnica Alexander è una disciplina che corregge e migliora il modo in cui usiamo noi stessi (il nostro corpo, la nostra mente) nelle attività quotidiane. Ci aiuta a ritrovare equilibrio, a migliorare la nostra coordinazione, a minimizzare la tensione, a non reagire impulsivamente agli stimoli ed a prevenire fastidiosi disturbi fisici. Insomma, ad avere piú controllo cosciente su noi stessi e su tutto quello che facciamo.
Q: Che difficoltà incontra un musicista nel suonare uno strumento, ad esempio la fisarmonica:
A: Se prendiamo per esempio suonare la fisarmonica e le sue problematiche cominciamo dal supporto: anche con una "corretta" meccanica o, se vogliamo, "posizione" dello strumento e del suo interprete, per sostenere il peso, generalmente, la nostra reazione è quella di irrigidire o di afflosciare il torace accorciando la colonna vertebrale e riducendo la capacità respiratoria.

L'attività ordinaria del mantice (aprirlo e richiuderlo) provoca quasi sempre una distorsione delle spalle e del torace (specie al momento della chiusura) con un irrigidimento del collo e dello stesso torace (trattenendo il respiro).

Questo scarso supporto posturale e la sua relativa tensione si trasmette agli arti, gambe e braccia, irrigidendo polsi e limitando la libertà delle dita.

Poi ci sono i problemi specifici come l'articolazione, i grandi intervalli, le sonorità spesse, i passaggi "scomodi" e quelli "impossibili", il bellows shake e le tecniche specifiche.

A tutto questo possiamo aggiungere problemi da risolvere come la resistenza a sedere per svariate ore durante lo studio giornaliero (spesso abbracciando pesanti strumenti) e l'impatto con il pubblico, inevitabile.

Molti musicisti (come molti professionisti che usano il corpo in attività intense e ripetitive) si ritrovano con seri problemi e senza mezzi per risolverli se non quello di ricorrere alla medicina o alla chirurgia.
Q: Come si svolgono le lezioni e come si applica la Tecnica alla pratica strumentale?
A: Per cominciare è bene ricordarsi che i musicisti sono individui; il loro strumento principale non è l'oggetto in cui soffiano o i tasti che toccano ma il meccanismo psico-fisico, ovvero la mente ed il corpo ed il modo il cui usano questo mezzo. Durante una lezione, l'insegnante chiede all'allievo di eseguire una semplice azione (come sedersi ed alzarsi da una sedia); l'insegnante guida con le sue mani questo movimento e cerca di far render conto all'allievo in che modo sta usando il suo meccanismo primario. Alexander scoprì, infatti, che dalla coordinazione di collo-testa-schiena (controllo primario) dipende la libertà e l'equilibrio del movimento generale. L'insegnante quindi incoraggia l'allievo a non reagire impulsivamente allo stimolo di fare qualcosa e lo guida nel compiere quell'azione con piú libertà, coordinazione e controllo utilizzando il pensiero durante l'azione. Questa è la cosa più importante, fermarsi e pensare durante l'attività, non prima e dopo. Quando siamo in grado di mantenere questo pensiero senza cadere nelle abitudini di sempre, allora possiamo cimentarci in attività più complesse mantenendo l'espansione ed elasticità.
Q: Come è nata questa tecnica?
A: F.M.Alexander era un attore australiano vissuto tra il 1869 ed il 1955 che, destinato ad abbandonare la scena per la perdità della voce nei momenti di recitazione, riuscì a trovare la causa del proprio disturbo e capire in che modo lo stress e la tensione possono deteriorare il funzionamento fisiologico generale.

In realtà la TA non insegna niente di nuovo, l'efficenza del nostro meccanismo psico-fisico è innata, possiamo osservare la grazia e l'elasticità con cui si muovono i bambini fino a quattro anni.
Q: Potresti dire che la tua esperienza musicale è cambiata? Il principio della TA ha influito nella tua concezione della musica?
A: Se la musica è quell'arte di comunicare attraverso il suono e non un gioco di criticismo e competizione, se durante un esecuzione si comunica e si con-vive un esperienza vibrante allora - mi sono detto - è assurdo lasciare che il nostro "modo di fare" crei una barriera ad un istinto dimenticato.

Per molti la parola "tecnica" è sinonimo di "veloce ed effettista", ma la tecnica è un insieme di ricorsi espressivi che permette ad un musicista concepire liberamente un'interpretazione senza il bisogno di adattare la musica alle proprie lacune. Assaporare ogni suono, ogni frase, ogni inflessione o accenno espressivo sta diventando un'esperienza sempre più ricorrente.
Q: Quali sono i tuoi attuali progetti?
A: Mi sono appena trasferito in Umbria, ad Orvieto piú precisamente. Insegno la Tecnica Alexander e tengo corsi per musicisti (incluso fisarmonicisti!), attori e ballerini in diversi istituti in Italia ed all'estero.

Ho diversi progetti musicali che prenderanno forma tra qualche mese, la presentazione del duo con Antonio Politano (fisarmonica e flauti dolci), la collaborazione con diversi compositori europei con prime esecuzioni.
Ti ringrazio Claudio e ti auguro buona fortuna.

Amsterdam, Febbraio 2001.
Jakob Ter Leeuw
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