LA
FISARMONICA:
ipertrofica
o ipotrofica?
Ho letto recentemente un lungo articolo firmato Eugenia
Marini dal titolo "Dialogo con una fisarmonica" e, stante l'argomento
trattato, vorrei anch'io avere uno stru-mento con il quale dialogare,
ma questo mi mette in imbarazzo: l'organo, il pianoforte, il vibrafono,
il computer (ormai elencabile tra gli strumenti musicali) o la fisarmonica?
Non sapendo a chi dare la precedenza scelgo di non dialogare con
nessuno dei miei strumenti (strumenti con i quali oltre tutto è
ormai venuta meno la confidenza di un tempo) e scelgo di rivolgermi
direttamente a chi avrà la pazienza di leggermi.
Dall'articolo citato e in particolare dal suo titolo, prendo spunto
per esporre alcune mie considerazioni riguardanti lo sviluppo della
fisarmonica. Tratterò, se pur brevemente, della timbrica, dell'estensione,
dell'ergonomia; rimandando ad altre occasioni la trattazione di
molti atri problemi di non minore importanza quali repertorio, programmi
di studio, standardizzazione della grafica e così via. Questa opportunità
mi è particolarmente gradita perché raramente trovo occasioni per
incontrare i miei colleghi (o ex colleghi) con i quali scambiare
opinioni e discutere pacatamente dei problemi che affliggono la
fisarmonica. Tra gli addetti ai lavori esistono ormai guelfi e ghibellini,
capuleti e montecchi; tutti arroccati sulle torri della rispettive
convinzioni, armati di tutto punto per difendere il proprio feudo,
E non essendo io né G né G, né C né
M, non posso mai essere ospite tra di loro gradito... Ma tutto va
nell'ordine naturale delle cose: se non hai bandiera sei fuori dal
branco.
Fisarmonica ipertrofica? La fisarmonica soffre di gigantismo imperversante.
Sembra un cocomero: più è grossa e più costa e come il cocomero
viene pagata a peso. Considerata l'inarrestabile crescita del suo
volume si può asserire che soffre di ipertrofia. Su questa enunciazione
si può essere tutti d'accordo. Ma il costante dilatarsi delle dimensioni
e il conseguente aumento del peso sono realmente utili? Servono
ad incrementare le prestazioni o, viceversa, costituiscono un ostacolo
alla sua maneggevolezza limitandone invece le prestazioni? Cercheremo
di trovare una risposta. Fisarmonica ipotrofica. Se consideriamo
lo strumento quale contenitore di molti organi interni (le ance,
i somieri in gergo detti soniere, le valvole, la capacità del mantice,
la meccanica e ogni altro componente compresso nello spazio interno
forzatamente limitato, possiamo asserire che la fisarmonica soffre
di ipotrofia. Già: data per insuperabile una certa volumetria globale
dello strumento, per aumentarne le prestazioni rimane una sola via:
ridurre le dimensioni degli organi interni.
Vogliamo azzardare una previsione? Eccola: Lo strumento nel suo
insieme soffre di ipertrofia mentre gli organi interni soffrono
di ipotrofia. Trattandosi di termini medici diciamo che l'ammalato
è grave, molto grave. Se non curato in tempi utili potrebbe fare
una brutta fine: diventare non più suonabile per le sue enormi dimensioni
mentre i suoi organi interni, ridotti ai minimi termini, non saranno
più in grado di emettere suono alcuno. In definitiva non avremo
più uno strumento musicale chiamato fisarmonica. Forse non si giungerà
ad un tale paradosso. Forse qualche tempo prima gli esecutori smetteranno
di usare lo strumento nel timore di esserne schiacciati sotto il
suo peso dello strumento, i compositori smetteranno di scrivere
per uno strumento capace solo di ansimare, i costruttori forse si
convinceranno che è tempo di riprogettare la fisarmonica partendo
dalla fonte sonora, l'ancia libera, attorno alla quale costruire
un sistema efficiente per eseguire musica.
Esaminiamo i sintomi di questa infausta malattia. L'ancia L'ancia
libera non è un soggetto facile da trattare. Proprio per non venire
meno alla definizione di "libera" l'ancia assume comportamenti imprevedibili
ad ogni alitar di vento. E ben sappiamo quanto può variare il "vento"
alimentato dalla manovra de mantice. Per trattare esaurientemente
dei comportamenti dell'ancia libera occorrono ponderosi volumi e
questa non è certo la sede per affrontare l'argomento. Limitiamoci
tuttavia a considerare alcuni fattori che ne condizionano il comportamento.
Il regolare decrescere dello spessore dell'ancia dalla base (parte
fissa) verso la punta favorisce la vibrazione di una maggiore porzione
del corpo dell'ancia stessa, il suono risulta più robusto, con uno
spettro armonico più ampio. Un'ancia così fatta sopporta meglio
le variazioni di pressione dell'aria prodotte dal mantice, riduce
le piccole deviazioni di frequenza conseguenti alle suddette variazioni
di pressione, mantiene una prontezza piuttosto lineare sia nel forte
come nel piano consentendo una buona escursione dinamica. Se viceversa
il decremento dello spessore non è regolare si determinano fastidiosi
inconvenienti: solo una parte del corpo dell'ancia entra in vibrazione,
le variazioni di pressione generano evidenti shifting di frequenza,
manca una risposta pronta nel Piano limitando la gamma di intensità
necessarie per una esecuzione espressiva.
Ma tutto questo non basta ancora; dimensioni e spessori dell'ancia
devono corrispondere a regole ben precise, spesso ignorate dai costruttori
costretti ad istallare ance per le note gravi sotto dimensionate
ricorrendo a spessori (o riporti di materiali) assolutamente impropri
per contenere le dimensioni complessive dello strumento I fori che
alimentano le soniere. E' evidente che la necessità di aumentare
il numero delle ance per incrementare l'estensione senza superare
pesi e dimensioni sopportabili dallo strumento (più precisamente
dall'esecutore) impone la riduzione delle dimensioni dei fori e
delle nicchie delle soniere. Ne consegue che, a parità di volume
d'aria erogata dal mantice si avrà una sensibile variazione della
velocità dell'aria che investe l'ancia. Non starò a richiamare le
mie vecchie esperienze fatte per conto di una (allora) famosa casa
produttrice di fisarmonica, posso però ricordare che volume e pressione
dell'aria devono essere accuratamente adattate alle dimensioni e,
ovviamente, alla frequenza che l'ancia è chiamata a produrre. Ed
è in mancanza di questo bilanciamento che l'ancia si sente "libera".
Libera di comportarsi in qualsiasi modo: non è pronta nel Piamo,
modifica la frequenza del Forte e così via. E tutto questo accade
quando la pressione è insufficiente pur essendo presente aria sufficiente
e viceversa. E stiamo parlando di un'ancia ben fatta, in caso contrario
il controllo dell'esecuzione diviene veramente problematico: note
che non suonano, altre che non sono pronte. altre ancora che pro-ducono
frequenze sensibilmente scordate.
Il mantice.
Le dimensioni di un mantice non possono essere liberamente definite.
Si potrà realizzare uno strumento un poco più alto o più profondo.
ma si tratta in ogni caso di pochi centimetri. Ancor meno spazio
di manovra esiste nella definizione del numero delle pieghe nel
tentativo di aumentare la capacità di un mantice: il limite è dettato
dalla lunghezza del braccio dell'esecutore. Qualche fisarmonicista
apre il mantice ruotandolo indietro, qualche altro lo solleva verso
l'alto... in qualunque modo si maneggi un mantice la sua capacità
non subisce significative variazioni. Va inoltre considerato che
il governo del mantice grava sulla mano sinistra e ogni manovra
forzata limita la mobilità della mano sinistra che brave pregiudizio
per l'esecuzione. Specie su strumenti a bassi sciolti. Bassi liberi
per chi così preferisce definirli. Dunque non sono immaginabili
sostanziali modifiche del mantice: esso potrà essere ampliato adattandolo
alle misure dello strumento, e detrimento della manovrabilità senza
alcun altro vantaggio.
L'estensione.
Mi chiedo: perché l'estensione della fisarmonica non basta mai?
Perché si arriva ad istallare anche che forse suoneranno una sola
volta durante la vita del fisarmonicista che le ha volute? Forse
perchè il numero delle note di uno strumento qualifica il musicista
o entra a far parte del suo curriculum? Proprio non riesco a farmene
una ragione. Per alcuni sarà un fatto maniacale, per altri sarà
la necessità di assicurarsi la disponibilità di "quella nota" in
"quel bravo" che forse mai avrà l'occasione di eseguire. O forse,
per i meno umili, gioca la presunzione di voler trascrivere per
fisarmonica tutte le opere organistiche di Back, dimenticando che
anche negli organi esistono registri ritornellati nelle ottave acute.
Ciascuno avrà certamente i suoi buoni motivi per chiedere una maggiore
estensione e io non esigo spiegazioni. Ma forse nessuno tra loro
si chiede quali possono essere gli svantaggi derivanti da una estensione
troppo ampia per lo strumento. Vediamo alcuni di questi possibili
svantaggi. I tasti di una fisarmonica definita "classica" possono
coprire in suoni reali un'estensio-ne che sta il DO 65.406 Hz e
il DO 2093 Hz. E' praticamente impossibile che il piccolo mantice
di una fisarmonica (anche di misura maggiorata) possa alimentare
contemporaneamente e adeguatamente posizionate una nell'ottava più
grave e l'altra nella più acuta della suddetta estensione.
Può accadere che una delle due (probabilmente l'acuta) non suoni.
Si può forzare un poco sul mantice: suonerà anche la nota acuta
ma la grave risulterà eccessivamente forte. Ma c'è di peggio: se
le due anche sono sole (non raddoppiate in ottave) si crea "intermodulazione"
sulla nota acuta. Siccome l'ancia grave richiede molta aria all'interno
del mantice si generano delle variazioni di pressione sincrone con
la frequenza della nota grave e, conseguentemente, alla nota acuta
mancherà ad intermittenza la pressione d'aria utile per suonare.
Come risultato si avrà una intermittenza sulla frequenza acuta,
un falso e indesiderato effetto di tremolo. L'inconveniente si attenua
se altre ance sono contemporaneamente attive su frequenze intermedie
ma resta in ogni caso una sonorità complessiva piutto-sto aspra,
sabbiosa. Va inoltre tenuto conto che ance posizionate all'estremo
di estensioni così ampie richiedono accordature molto frequenti.
L'ergonomia. Un ottimo fisarmonicista e buon insegnante mi raccontò
di aver ordinato una nuova fisarmonica ad uno stimato costruttore
chiedendo una modifica al posizionamento dei ganci ai quali si ancorano
le cinghie (in gergo tracolle) per posizionare lo strumento in modo
confacente alla propria statura. Il costruttore oppose un netto
rifiuto: "Tutti i costruttori (me compreso) hanno sempre posizionato
gli attacchi nella posizione divenuta uno standard e lì devono rimanere".
Un ottusa rifiuto ad ogni ipotesi possibile innovazione.
Personalmente ritengo che allo stato attuale gioverebbe allo strumento
una completa revisione prendendo dai generatori del suono (ance
e somieri) per passare al posizionamento di tasti e bottoni, all'inclinazione
dei piani tastiera, alla definizione di forma dimensioni e peso
dell'intero stru-mento per riconsegnare all'esecutore una macchina
per suonare senza orpelli, senza smisurate ambizioni, per ritrovare
la timbrica e l'espressività che lo caratterizzano. So benissimo
cosa significa attivare una revisione del genere: reperire tecnici
capaci, poi individuare e definire l'obiettivo sul quale converge
il maggior numero possibile di operatori del settore (insegnati,
compositori, esecutori), reperire tecnici idonei, cospicui investimenti
e frequenti controlli in corso d'opera. E so altrettanto bene che
il momento non è favorevole per attivare un simile progetto, ma
senza una completa e autorevole revisione dello strumento quale
preludio ad una seria standardizzazione i costruttori continueranno
ad essere seviziati da richieste di diversificazioni spesso maniacali,
formulate da soggetti che non dispongono di sufficienti conoscenze
di organologia incapaci di valutare l'incidenza reale di ciascuna
modifica sulle prestazioni complessive di uno strumento. E se si
continuerà così si otterrà un incontrollabile aumento dei costi
di produzione e un progressivo quanto costante degrado del li-vello
qualitativo degli strumenti. Il suono, il timbro, l'espressività,
il piacere di suonare e di ascoltare.
Mi è capitato, non una sola volta, di abbandonare la sala a metà
concerto, stanco di sentire una fisarmonica sempre Forte, dal timbro
aspro, sempre uguale. E mi è capitato, una sola volta in tempi recenti,
di rimanere sino al termine del concerto, ascoltando una fisarmonica
dai timbri ben caratterizzati e piacevoli, in una esecuzione ricca
di atteggiamenti espressivi. Al termine di del concerto ho interpellato
l'esecutore per conoscere l'anno di produzione del suo strumento:
"L'ho comprato alla fine degli anni sessanta, è stato il mio cavallo
di battaglia durante gli studi, ma ne ho anche un'altra praticamente
nuova che adopero molto di rado": Se ho gradito il suono di questo
vecchio strumento mentre sono più volte fuggito rifiutandomi di
ascoltare al-tri di recente produzione, l'ho verificato, forse è
perché nel tempo il concetto di "buona fisarmonica" è mutato.E'
pur vero che anche il repertorio è cambiato: per suonare brani della
letteratura russa nulla funziona meglio di una Bayan, ma fortu-natamente
il repertorio di opere per fisarmonica originali o trascritte non
finisce qui e lo strumento dovrebbe essere ripensato nell'ottica
di una globalizzazione ormai in atto alla quale non potranno sottrarsi
ne la musica ne gli strumenti per la sua esecu-zione.
Conclusione.
Nel mondo della fisarmonica si tende al "macro", si vuole una estensione
mal sopportata dalle dimensioni dello strumento, si rinuncia alle
sue peculiari caratteristiche timbriche ed espressive privilegiando
scelte ambiziose che nulla di artistico aggiungono alle prestazioni
dello strumento. In conclusione mi sembra giunto il momento per
una completa revisione dell'idea stessa di fisarmonica. E' indispensabile
individuare e accettare il giusto punto di equilibrio tra prestazioni
e dimensioni, tra esten-sione e timbrica, tra suonabilità e possibilità
espressive salvando la trasportabilità. Saranno disposti a farlo
i costruttori, i fisarmonicisti (guelfi o ghibellini che siano)
rinunciando a qualche loro dogma in favore di una soluzione studiata,
ponderata e sperimentata che ci riconsegni questo strumento tecnicamente
aggiornato, senza or-pelli, degno dell'appellativo di "classica"
che ancora oggi molti ritengono usurpato?
G.F.Fugazza