MACK
THE KNIFE": APPROCCIO ALL'IMPROVVISAZIONE
Con il presente scritto si
cercherà di mostrare l'iter da compiere per ottenere un'esecuzione
jazzistica professionale.
LA SCELTA
Credo sia importante scegliere soltanto motivi dai quali si
è maggiormente attratti o quelli che maggiormente si prestano
alle nostre caratteristiche. Ad esempio, se il nostro modo di
suonare è irruente sceglieremo brani molto ritmici e pieni di
virtuosismo, se al contrario il nostro animo è melodico, la
scelta cadrà in situazioni che esprimono la nostra liricità
(naturalmente, durante l'arco di un intero concerto, questa
regola va rispettata in parte). È altresì rilevante, tenere
in mente il pubblico che ci ascolterà per l'indiretta partecipazione
alle nostre improvvisazioni, infatti, è la platea a procurarci
gli stati d'animo giusti per una buona performance. Ci soffermeremo
su "Mack the Knife"(1) perché è molto semplice armonicamente
e didatticamente perfetto per iniziare il discorso sull'improvvisazione.
IL BRANO
Musica di scena dell'Opera da tre soldi (1928) di B. Brecht
(1898-1956), il brano è stato composto dal compositore tedesco
Kurt Weill (1909-43); si presenta con una melodia scarna dove
la cellula melodica base è composta di sole tre note di cui
l'ultima è ripetuta due volte. La cellula, a sua volta, continua
il medesimo andamento ritmico in più ripetizioni adattate all'armonia.
Pur modificando nella parte centrale le progressioni ascendenti
e discendenti delle note, la proposizione rimane comunque di
tre note: in sostanza: una melodia da tre soldi. La struttura
generale rispetta lo schema AB (due frasi di otto battute ciascuna)
ripetuto due volte.
La semplice armonia è costruita usando esclusivamente accordi
diatonici; l'unica trasgressione alle progressioni armoniche
di quinte discendenti è rappresentata dal secondo accordo, costruito
diatonicamente sulla sopratonica. È proprio la semplicità a
determinarne l'efficacia e la piacevolezza; sarà il jazzman
ad estendere gli accordi e ad applicare modulazioni personalizzate
atte a rendere il brano più consono al genere (o al proprio
stile). Memorabili sono le esecuzioni di Louis Armstrong (trombettista,
cantante, compositore: 1900-1971) che valorizzano la semplice
melodia con uno stile lirico e straordinariamente creativo.
APPLICAZIONE DI VOICINGS E SCALE
La struttura armonica - in DO maggiore - è la seguente:
A - Do | Do | Rem | Rem | Sol7 | Sol7 | Do | Do
B - Lam | Lam | Rem | Rem | Sol7 | Sol7 | Do | Sol7 ||
In effetti, nella frase -B-, rispetto alla frase -A-, è
stato sostituito soltanto il primo accordo (Lam al posto di
Do maggiore, che poi si equivalgono nell'armatura di base),
mentre, nell'ultima battuta, il Sol7 serve a creare la tensione
necessaria alla nuova ripresa del tema. Per semplicità, non
riarmonizzerò il brano - fatto sempre attuato dai musicisti
di jazz - limitandomi alla semplice estensione degli accordi:
- i maggiori diventano di settima maggiore-nona (maj7/9),
- i minori di minore-nona (m9),
- i settima dominante diventano di tredicesima.
Nello schema seguente elenco gli accordi citati, suggerendo
le posizioni per la mano sinistra con bassi sciolti, quelle
per bassi standard (sempre imperfette ma funzionanti) e le scale
modali da usare nella mano destra per l'improvvisazione. Applicando
le scale jazzistiche di base(2), troviamo in prevalenza le note
della tonalità di Do maggiore, tranne nella scala dorica di
Lam9 che contiene il Fa#.
LO STUDIO
Come prima cosa bisogna memorizzare lo scorrere degli accordi;
può essere d'aiuto una base musicale (che potete richiedere
gratuitamente tramite email direttamente all'autore: renrug@tiscalinet.it)
ottenuta usando strumenti con auto-accompagnamento (tastiere,
fisarmoniche elettroniche, ecc.) o un semplice registratore.
In seguito, sviluppare tutti i rivolti, sia nella mano sinistra
(per i bassi sciolti), sia nella destra; stesso procedimento
per le scale che vanno possibilmente scritte e molto praticate.
Il tutto è bene memorizzarlo. Utile per i principianti è il
semplice scorrimento di frammenti della scala, lungo tutta la
sua estensione; questo dà una visione ampia della tastiera e
delle sonorità prodotte.
OTTIMIZZAZIONE
A questo punto potrebbe essere utile individuare gli elementi
comuni e le sezioni che si ritengono importanti per lo sviluppo
dell'intero chorus (giro di assolo). La mia precedenza va all'analisi
dei centri tonali; notiamo in particolare due identiche cadenze
maggiori complete (nel senso jazzistico del termine),
ossia: II-V-I: REm | SOL7 | DO,
ed una semi-cadenza V-I: SOL7 | DO.
Mentre
la seconda ha uno svolgimento rapido - una sola battuta che
prepara il rientro del primo accordo -, la prima ne usa due
per ogni accordo, permettendo una maggiore possibilità d'intervento.
Il nostro brano è volutamente semplice, quindi, nelle cadenze
in esame useremo sempre le note della scala di DO Maggiore,
visto che: RE dorica, SOL misolidia e DO ionica, contengono
esclusivamente note naturali. Non si dimentichi di dare risalto
alle note cordali (degli accordi e delle loro tensioni) e di
avere una visione ampia dell'intero brano. La cosa è ancora
più importante con melodie a più centri tonali. Nessun professionista
userà una sola scala nella propria esecuzione, ma più sonorità,
unite a vari espedienti. In genere, gli interventi maggiori
avvengono sugli accordi dominanti; ad esempio è usata occasionalmente
la scala Diminuita semitono/tono sul SOL7 (cambiando anche la
posizione degli accordi a sinistra) o brevi scale ad un semitono
sopra (o sotto) per produrre una sensazione out (fuori). Questi
effetti funzionano a patto di saper rientrare in note fondamentali
dell'accordo. La musica jazz, e non solo, sarebbe inevitabilmente
noiosa in assenza di dissonanze.
SVILUPPO DELL'ASSOLO
È importante conoscere la lunghezza dell'atto estemporaneo che
si sta per compiere; solo così possiamo dosare idee ed emozioni.
Immaginate di invertire le portate di una cena: prima il dolce
e poi l'arrosto, appena dopo il primo piatto e di seguito l'antipasto,
e ancora, pensate semplicemente ad un banchetto composto sempre
dallo stesso piatto… sarebbe, in entrambe le situazioni, cosa
sgradita. L'essere umano tende all'assuefazione di tutto quello
che vive e la musica (di qualsivoglia genere) deve sottostare
a questa semplice ed arcana regola.
Ecco una lista, non esaustiva, di elementi da tenere in mente
durante gli assoli, tratta dal testo: "Improvvisazione Jazz"
di Jerry Coker (3):
- lunghezza del brano
- forma generale
- tonalità e modulazioni
- singoli accordi e relativi rapporti
- scale relative agli accordi
- qualità emotiva, "mood" del brano.
IMPROVVISARE
La prima fase dell'assolo è sicuramente la più importante. Si
riconoscono immediatamente gli occasionali, dai professionisti;
i primi tenderanno a fare tutto ciò che sanno, ripetendosi continuamente,
i secondi cercheranno, al contrario, di dosarsi e di attingere
con creatività dal proprio stile. Durante l'analisi di jazzisti
famosi è emerso che gli assoli cominciano di solito con l'alterazione
degli incisi tematici; questi ultimi, a loro volta, sono nuovamente
modificati, generando ennesime nuove idee. Si trovano riscontri
anche nel suonare dei batteristi jazz. Buster Bailey (clarinettista
dell'epoca New Orleans) racconta: "A quel tempo non avrei saputo
dire cosa s'intendesse per improvvisazione. Ma abbellimento
era un'espressione che io capivo. Ed era precisamente quello
che facevano a New Orleans: abbellivano" (4) ; e ancora, T.
Monk sosteneva che la migliore esecuzione di un brano era proprio
la prima perché la più vera. Le verità sono tante e nessuna
migliore di altre, per questo consiglio al giovane principiante,
e a me stesso prima di ogni assolo, quanto segue: la musica
è un linguaggio che, come il parlare, ha bisogno di frasi separate,
ma connesse... frase / pausa / frase / ecc. È vero, inoltre,
che ogni regola viene ignorata dai grandi innovatori, ma il
superamento dei confini imposti avviene soltanto dopo la loro
perfetta conoscenza.
SOSTITUZIONI ARMONICHE E DI STILE
Nonostante il procedimento usato in questi articoli è alquanto
scolastico, e questo per motivi facilmente comprensibili, si
procederà ora ad introdurre degli elementi che permettono una
sonorità più avanzata o personalizzata. Per quanto riguarda
lo stile personale, provo ad individuare in ogni studente le
tendenze (il professionista conosce le proprie carte e le gioca
al momento opportuno) e cerco di portarle in luce incoraggiandolo
nella continua ricerca della diversificazione: cosa indispensabile
nella musica improvvisata. Se, ad esempio, un ragazzo ha un
forte senso dello swing, egli tenderà continuamente a compiere
le sue esecuzioni in maniera molto ritmata, generando però saturazione;
invito, così, il ragazzo a prendere coscienza della propria
individualità, ad approfondire le sue peculiari caratteristiche
e, soprattutto, a non abusarne. Un sistema usato, invece, per
ampliare la sonorità di un brano è la sostituzione delle scale
naturali (nel senso jazzistico s'intende). L'idea che ispira
una sostituzione è quella di usare una scala vicina (con gradi
comuni) a quella di base, con sonorità più dissonante, o il
dare importanza a gradi diversi della stessa scala.
Elenco
una serie di possibili sostituzioni invitandovi alla loro prova:
Cmaj suonare la scala di Am nat./arm./mel
Cmaj suonare la scala di E min. naturale
Cmaj suonare la scala di G maggiore
Cmaj suonare la scala di B locria
Am suonare la scala di C maggiore
Am suonare la scala di E min. nat./arm.
Am suonare la scala di F# locria
Am suonare la scala di G maggiore
G7 suonare la scala di B locria #2
G7 suonare la scala di D dorica
G7 suonare la scala di Ab diminuita
G7 suonare la scala diDb lidia dominate
CONSIGLI
FINALI
Usate con cautela il settimo ed il quarto grado (sensibile e
controsensibile) di ogni scala che, per via della loro vicinanza
a gradi importanti, creano forti tensioni da sfruttare solo
in momenti veramente utili; ma anche, cercate, dopo ogni dissonanza,
di rientrare in tonalità (sulle note cordali) per dare maggiore
effetto a quanto avvenuto: ascoltatevi e l'orecchio deciderà
per voi. Non trascurate, inoltre, i fattori: esecuzione, interpretazione,
fraseggio, espressione e quant'altro può aumentare il livello
delle vostre performance. Essendo il brano molto semplice, è
pratica comune ai jazzisti alzare la tonalità di un semitono
dopo pochi chorus (giri di assoli); quindi consiglio di provare
il tutto in diverse tonalità.
CONCLUSIONI
Durante una tournée con il grande jazzista Frank Marocco, ebbi
modo di chiedergli consigli; egli, in particolare, mi invitò
a non modificare la prima esposizione della melodia. Naturalmente
feci tesoro di quanto dettomi applicandolo nei successivi concerti
a base di standard; l'effetto fu: maggiore attenzione del pubblico,
maggiore coscienza melodica generale durante gli assoli e, soprattutto,
una mia maggiore emozione nel suonare composizioni di grandi
artisti. Come si può notare, la scuola e lo studio sono elementi
indispensabili per qualsiasi tipo di musica, ma l'esperienza,
la pratica quotidiana e la professionalità, rappresentano quel
qualcosa di inevitabile che ogni nostra esecuzione dovrebbe
avere.
Renzo Ruggieri
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(1) Titolo originale: Die Moritat von Mackie Messer, di Weill
- Brecht, Universal edition AG Wien 1928, editore italiano G.
Ricordi & C. Milano.
(2) Renzo Ruggieri, La fisarmonica elettronica nel Jazz, articolo
tratto dalla rivista: "Strumenti e Musica", Bèrben, Ancona,
Maggio 1996.
(3) Franco Muzio & C., tr. it. Studio in/out, Padova 1982, pag.16.
(4) Arrigo Polillo, Jazz, Mondadori, Milano 1983(II), pag. 71;
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