Cosa si chiede ad una scuola di musica?
(Eugenia Marini - "Fisarmoniae" - agosto 2000)
All'inizio del terzo millennio credo che ci si debba preoccupare, come pedagoghi, del fatto che, per avvicinare alla musica le giovani generazioni, non basti più esclusivamente l'obiettivo culturale o estetico, oppure l'obiettivo nobilmente educativo; certo "il fare musica per nobilitare lo spirito", il "far musica per sviluppare le capacità logiche e creative del nostro intelletto" sono considerazioni che devono essere alla base di chi intraprende lo studio dell'arte musicale o di uno strumento. E' anche vero però che il grande dispendio di energie e anche finanziario che implica lo studio di uno strumento musicale complesso come la fisarmonica deve spesso essere sotteso anche alla possibilità di trovare uno sbocco professionale, tanto più in una società come quella attuale molto pragmatica, molto selettiva e senza molti spazi purtroppo per le cure più nobili dello sviluppo intellettuale. E' giusto quindi, nel momento in cui non possiamo modificare i trends dominanti, cercare di adattarvisi e trovare delle soluzioni, facendo in modo possibilmente di non portare detrimento alla qualità.

Non so quante scuole di musica e quanti Conservatori si preoccupino di questo aspetto affatto marginale; è anche vero però che qualche scuola di musica si sta avviando in quest'ottica a fornire nuovi stimoli e prospettive agli studi musicali degli allievi. Forse si sta incominciando a capire che tra i due estremi, la formazione del concertista e la formazione dell'hobbista, c'è tutto un ventaglio di prospettive e di indirizzi che oggi la società contemporanea sta offrendo, a patto però di avere apertura mentale e scarsa predisposizione al settarismo e al pregiudizio.

Ho avuto la fortuna di assistere alle attività musicali della scuola di Renzo Ruggieri, un musicista che sta tracciando delle vie nuove per la fisarmonica sia nell'attività artistica che in quella didattica. Svincolato sia dai programmi ministeriali che dai programmi dei Clubs, ma attento a tutte le più valide tendenze didattiche moderne, Ruggieri si preoccupa di porre l'allievo in una prospettiva che possa, dopo un periodo di apprendistato in cui non viene trascurato nè dileggiato alcun genere musicale, dare all'allievo tutte quelle conoscenze tecniche e culturali che possano aiutarlo sia a comprendere quali sono le sue predisposizioni più evidenti, sia ad aprirgli tutto un ventaglio di possibilità professionali. Ruggieri pone una grande attenzione alle capacità creative, sviluppando la tecnica dell'improvvisazione e della composizione, nonché la capacità di uscire dal testo per comprendere tutto ciò che sta sotto la melodia per essere in grado di sostenere un tappeto d'accompagnamento ad un solista. Non tralascia l'aspetto culturale della conoscenza dei vari generi musicali e della tecnica costruttiva dello strumento.Solo quando serve, gratifica l'allievo nel fargli esprimere il proprio narcisismo solistico.La tecnica e il gusto musicale sono affidati a studi melodici e ritmici composti dallo stesso Ruggieri, studi che oltre che utili didatticamente, si rivelano estremamente piacevoli , divertenti e incredibilmente innovativi.

Il tutto con una grande attenzione alle velocissime evoluzioni dei modi di espressione contemporanei, sia in ambito locale, cioè della zona in cui si trova ad operare, con le proprie tradizioni e i propri trends, sia con un occhio più grandangolare a ciò che sono le tendenze evolutive internazionali e con una grande onestà intellettuale che lo porta ad evitare le confusioni di comodo e la tentazione di porsi come unico polo di attrazione degli interessi dei suoi allievi. Io ho la sensazione che nel momento in cui anche in Italia, come nei paesi didatticamente più evoluti, il titolo di studio più prestigioso lo si andrà a cercare non solo nelle istituzioni pubbliche, ma anche e soprattutto presso quelle scuole che offriranno, anche se private, le migliori garanzie per il futuro professionale di chi studia musica, la scuola di Renzo Ruggieri e il suo pensiero didattico, saranno in pole position e sicuramente tra le realtà più ambite. Senza la preoccupazione di doversi attenere a tutto ciò che di insensato impongono i programmi conservatoriali, ma con la mira di interessare alla buona musica tanti giovani allievi e di offrire loro prospettive professionali, queste realtà contengono in sè tutti i presupposti per essere le scuole del domani.

Del resto se osserviamo le personalità emergenti attualmente nella fisarmonica, possiamo facilmente osservare che non pochi si sono indirizzati verso generi diversi dal classico e che il mercato , ormai quasi libero da pregiudizi atavici, offre sempre più interessanti prospettive. Speriamo solo che Ruggieri, il quale sta entrando in modo dirompente nel jazz italiano e internazionale, continui ad avere tempo per sviluppare la sua moderna visione didattica della fisarmonica specie per quanto riguarda i corsi superiori. Conoscendolo siamo certi che non mancherà all'appuntamento.

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